mercoledì 23 marzo 2016

A Milano. Farm 65. Scuola di cucina e luogo per eventi. Provato per voi

Percorrendo la strada che dal centro di Milano ti traghetta a sud, lungo le sponde del suggestivo Naviglio, in mezzo a cespugli e fiori..o, nei periodi freddi, là dove comincia la nebbia che ti scorta a Pavia, sorge una nuova struttura che mi ha colpito..curiosa, scopro che si tratta di una scuola di cucina e luogo per eventi. Sulla scia della curiosità scopro che il nome non è legato al numero civico ma, se Farm richiama ad un incubatore di idee ed iniziative, 65 gradi è la temperatura perfetta di cottura dell'uovo delle galline di questa zona..Architettura d'avanguardia, vetrate, travi a vista, grès, monocolore dal pavimento alle pareti, un loft accogliente con tanto di soppalco e divani dove tuffarsi con in mano un buon bicchiere di vino e un libro..perché a Farm65 c'è una di quelle librerie che mi piacciono tanto, a parete, bianca e ricolma di libri di cucina ..il mio sogno dato che li ammucchio e perdo ore a cercarli quando servono..beh ne ho parecchi di libri.
Studiare solo sui libri non è sufficiente a parer mio, così come non basta osservare all'opera le mani esperte di qualsivoglia chef e prendere appunti per imparare a cucinare o migliorare le proprie tecniche in merito.
Toccare con mano la materia prima, sapere come trattarla e cuocerla e provarci in prima persona è tutta un'altra esperienza..se poi ti trovi davanti ad una postazione attrezzata con ogni sorta di pentole, padelle, coltelli, attrezzi, robot..che già ti vedi col grembiule tipo fossi negli studi di Masterchef..e hai a disposizione per te e i tuoi compagni di viaggio culinario uno chef pronto ad aiutarti, spiegarti, correggerti..beh..come direbbe qualcuno "what else?"..le postazioni sono ben 24 ma se ci si trova in un ristretto gruppo di amici, esiste una soluzione più raccolta, per 5 partecipanti. Completa la struttura un corner dedicato al vino e curato dalla famosa enoteca Trimani di Roma e pure una zona bimbi, anche se sono previsti corsi di cucina pure per loro.


Così, una sera, invece di andare al ristorante, la cena di pesce l'ho cucinata ed impiattata io, insieme a persone mai viste prima ma con le quali, forse complice l'aperitivo di benvenuto che dà il via alle presentazioni, si tende subito ad instaurare un clima di collaborazione..lo chef, Nicola Delfino del ristorante romano Da Benito al Ghetto, riesce ad essere professionale e a fare battute al tempo stesso..così ci si rilassa.


Le ore scorrono e neppure ci rendiamo conto dello scoccare o quasi della mezzanotte mentre impariamo come trattare pregiate materie prime e prepariamo pappardelle con purea di patate e cozze, bottarga di tonno e lime, o battiamo meravigliosi gamberi di Mazara del Vallo che andremo a impiattare con burrata, misticanza, mela e profumo di lime..lo sapete come si riconoscono i gamberi originali di Mazara da altre varietà simili come colore e dimensioni? Il rostro ha 6 o 7 archetti!


Sino a trovarci faccia a faccia con un grosso scorfano da sfilettare e cucinare con datterini, capperi di Pantelleria e origano...ah dimenticavo il macco di fave che io solitamente preparo con la cicoria e invece mi viene insolitamente proposto con un guazzetto di cozze e peperoncino e lime..anche chi ritiene di saper cucinare riesce sempre a trarre nuovi spunti e carpire segreti o dettagli che mai in precedenza aveva considerato..chi invece mai si è calato nei panni del cuoco può imparare tecniche di base prima di passare agli approfondimenti..
Un modo diverso, piacevole, rilassante e soprattutto utile di trascorrere una serata. Mi rivredranno molto presto in questo ramo del Naviglio Pavese.. Non ho abbandonato il grembiule..l'ho solo tolto temporaneamente.


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