lunedì 27 aprile 2015

Brr…che freddo! Ecco una bella e buona minestra per scaldarci!


Con questa pioggia e Freddo, ci vuole proprio una minestra come questa:
Ceci, Spinaci e Zafferano! eccovi la ricetta e le dosi per 2,4,6 persone! Buon Appetito!



Minestra ceci, spinaci e zafferano INGREDIENTI
  •   Pasta di semola tipo ditalini
  •   Ceci secchi oppure confezioni di ceci lessati
  •   Spinaci freschi
  •   Zafferano
  •   Cipolla
  •   Olio extravergine di oliva
  •   Sale
  •   Acqua

    Pentole e necessario:
  •   Pentola
  •   Casseruola
  •   Tagliere
  •   Coltello, cucchiaio
x 2 persone
80 gr 
200 gr 
100 gr
1 bustina 1⁄2

1 cucchiaio q.b.
0,6 litri

x 4 persone
160 gr 
400 gr 
200 gr
2 bustine 1

2 cucchiai q.b.
1,2 litri

x 6 persone
240 gr 
600 gr 
300 gr
3 bustine 1+1⁄2

3 cucchiai q.b.
1,8 litri

Procedimento:
Lasciate per 12 ore i ceci in ammollo in abbondate acqua. Il mattino seguente, metteteli a cuocere in una pentola con 1,2 litri di acqua salata; nel frattempo, lavate gli spinaci per eliminare ogni residuo di terriccio, quindi tritateli grossolanamente a coltello e uniteli ai ceci in cottura. Se usate i ceci già lessati metteteli a cuocere in acqua bollente e dopo 1 minuto aggiungete gli spinaci. Sbucciate e tritate finemente la cipolla, fatela rosolare a fuoco basso con l'olio e due cucchiai di acqua e, quando sarà quasi trasparente, spolverizzatela con lo zafferano e bagnate con 2 cucchiai di acqua di cottura dei ceci. Mescolate, poi unite questo soffritto ai ceci e agli spinaci. Poco prima che i ceci siano pronti (ci vorra circa 1 ora di cottura se usate quelli secchi, se invece avete quelli gia' pronti basteranno 3 minuti prima di aggiungere la pasta) versate nella stessa casseruola i ditalini e lasciate sobbollire sino a cottura della pasta. 


domenica 26 aprile 2015

Con Grimbergen atmosfere medievali a Chinatown

Applauso alla mente che ha ideato il gioco filo conduttore dell'evento Grimbergen, facendo così affiorare il fanciullino che c'è in noi, desideroso ancora di accettare sfide giocose e immedesimarsi in un ruolo. Una chiesa sconsacrata dal sapore di altri tempi, gotica e misteriosa in piena Chinatown milanese, dove al tuo arrivo vieni omaggiato di un cappuccio da monaco medievale da indossare per dissimulare la tua identità e calarti nelle vesti di un degustatore di birre d'abbazia. 


Così inizia il nostro viaggio, grazie a Rossi e Bianchi, alla scoperta di tre birre tra loro molto differenti, caratterizzate dall'emblema di una Fenice, simbolo nei tempi di rinascita, tutte a marchio Grimbergen. Fenice che riporta quindi alle molteplici e devastanti ondate distruttive e alle successive ricostruzioni che hanno coinvolto l'abbazia di Grimbergen ma che hanno allo permesso ai monaci di sopravvivere e tramandare le preziose ricette per ottenere questa triade di birre così differenti tra loro ma tutte caratterizzate dalla fermentazione ad alte temperature e da una attenta selezione di lieviti. Noi monaci medievali per qualche ora le abbiamo assaggiate assaporandone lentamente la texture per indovinarne alcune caratteristiche, nella fattispecie l'esatto colore, giallo dorato o ambrato o mogano...la prevalenza di note speziate, fruttate, tostate o maltate e assegnare ad ognuna di loro un numero, parte di un codice per provare ad aprire il lucchetto di un misterioso forziere.. Grande soddisfazione per me l'esserci riuscita! Ad ognuna delle birre in degustazione è' stato abbinato un mix di sapori interessanti. La Grimbergen Blonde, giallo dorato e 6 % vol., dalle piacevoli note fruttate e lievemente speziate al palato si sposa perfettamente con un pane alle olive farcito con bufala, acciughe marinate, pomodoro secco e zucchina grigliata. La Grimbergen Double Ambree , trasparenze mogano dal sapore agrodolce e dai sentori di caramello, 6,5% vol. ci viene proposta con un panino alle noci il cui interno nasconde culatello di Sauris, gorgonzola stagionato e germogli di ravanello. Infine la Grimbergen Blonde , 6,7%vol., ambrata alla vista,  richiami fruttati e allo stesso tempo speziati al palato, viene degustata con un panino morbido ripieno di bastoncini di mango, formaggio e prosciutto. Grande protagonista anche il Parmigiano Reggiano da degustare in tre versioni ovvero tre diverse stagionature, 12, 24 e 36 mesi, al fine di comprenderne le sfaccettature derivanti appunto dal diverso invecchiamento che si presta di conseguenze a svariate interpretazioni in cucina. 

Per una emiliana doc come me l'abbinamento Parmigiano - birra poteva sembrare azzardato.. Non lo è stato! Ve lo garantisco. Un tripudio di sapori e profumi che ha trovato giusta conclusione nell'alzatina traboccante di praline artigiani al cioccolato. Insomma un evento che ha coinvolto tutti i sensi pur avendo il gusto protagonista. Sappiate che verrà replicato in altre location italiane. Seguite le date sul sito Grimbergen e Carlsberg Italia. 

giovedì 23 aprile 2015

I Say Tomato..You Say Tomato...

Salutarsi con baci, abbracci e scambi di biglietti, di numeri telefonici e contatti sui social come al rientro dalle vacanze estive... fatto! Di certo l'immaginario collettivo troverà inverosimile un tale atteggiamento gregario tra persone che mai si erano viste o quasi in precedenza, eppure ciò è' evidentemente il frutto di una selezione di soggetti che la brava organizzatrice Alessandra Lepri ha saputo convogliare in quel di Rivergaro e dintorni. La tre giorni dedicata al pomodoro, ambasciatore mondiale della cucina Made in Italy, e alle sue applicazioni sia nel settore enogastronomico che cosmetico e alla inaugurazione di questa affascinante location, la Fabbrica54, ex sede produttiva della De Rica costruita ad inizio '900 e recentemente riportata in vita da una sapiente e intelligente ristrutturazione voluta dal gruppo Ge.a.min di Giovanni Burgazzisi è' appena conclusa. Chi già mi segue ha visto innumerevoli foto che in parte riassumono l'entusiasmo generale e la varietà di eventi e di momenti che si sono susseguiti. Ve li illustro brevemente contando di soffermarmi in maniera più dettagliata in un secondo momento. Direi che la visita alla cantina di Torre Fornello, i vini testati e l'ottimo pranzo che ha preparato la brava chef Carla Aradelli, del Ristorante Riva di Ponte dell’Olio hanno contribuito a rompere il ghiaccio tra gli intervenuti.






Una cantina sorprendente, una persona, Enrico Sgorbatiche trasferisce nei suoi vini un amore commovente e del resto sono pure sulla lista vini dell’Osteria Francescana di Bottura, dettaglio non di poco conto direi.. Un prato dove perdere lo sguardo all'orizzonte. Meraviglia rigenerante. La sorpresa di essere accolti da una mostra di gioielli, Unconventional JewelryGioielli in Fermento, davvero originali utilizzando come contenitori da esposizione delle botti ripulite e rimesse a nuovo. Gioielli che fanno parte di un concorso creativo giunto alla sua quinta edizione. Io vi consiglio vivamente una sosta!


La giornata è proseguita, dopo il trasferimento alla Fabbrica 54, con le mani in pasta, nel vero senso della parola. Che goduria affondare le braccia in quasi due kg di farina per impastare e sfornare sotto la guida di un maestro eccellente come Luca di Massa, fiduciario dell'Associazione Verace Pizza, e titolare della pizzeria +39 Ita a Castenaso (Bologna), doppiata dalla Vecchia Malga sita presso l'aeroporto Marconi (cui è' dedicata una pizza che mi dicono essere eccezionale), delle fantastiche pizze col cornicione, traboccanti di ben 4 varietà di pomodori , tra cui il piennolo giallo profumato e un po dolciastro, e altrettanti tipi di formaggio. Per me che adoro impastare e ho davvero due braccia rubate all'agricoltura, vedere la pizza che di solito sogno ad occhi aperti uscire dopo solo 90 secondi di cottura dal forno a legna e' stato emozionante. 


Per non parlare della fantastica birra in accompagnamento, la Zen, aromatizzata allo zenzero e al pepe rosa e prodotta dallo stesso Luca! 







Per fortuna l'hotel che ci ospitava era dotato di una palestra tecnogym ben attrezzata così ho potuto smaltire un po' prima di ricominciare la maratona mangereccia del giorno seguente!! 
Giorno che ha visto gli interventi di Stefano Pronti che ha scritto un libro in uscita sulla Cucina Piacentina nella storia, di Alessandra Lepri che ha tracciato un piacevole parallelo tra moda e cibo, pomodoro in particolare, dato che quest'ultimo ha spesso ispirato famosi stilisti che hanno trasferito frutta e verdura nei loro tessuti ed abiti o accessori.





È' stato quindi il momento dell'intervento di Eugenia Palumberi, una delle titolari della casa cosmetica Camorak che ha portato i principi attivi di questo fantastico prodotto, il pomodoro appunto, una linea cosmetica anti aging ricca di lisati di pomodoro e quindi di licopene, ingrediente di cui il pomodoro e'ricco e potente alleato, come illustrerà subito dopo la dott.sa Flavia Correale, endocrinologa e nutrizionista, della nostra salute in quanto coadiuvante nella prevenzione di innumerevoli tumori, di ictus e malattie cardiache.  
Tanta fatica mentale meritava un super pranzo..beh con tre chef stellati per noi è stata una super coccola! Claudio Cesena Ristorante “Antica Osteria della Pesa”, Daniele Repetti Ristorante “Il Nido del Picchio” e Isa Mazzocchi Ristorante “La Palta” membri dell'associazione chef to chef dell'Emilia Romagna ci hanno deliziato il palato con alcune loro creazioni e interpretazioni salate e dolci, aventi il pomodoro come ingrediente principe. Ovviamente il tutto annaffiato dai vini favolosi assaggiati il giorno precedente a Torre Fornello! La visita al Collegio Alberoni di Piacenza ci ha permesso di nutrire la mente e il desiderio di cultura a dovere. Qui una guida preparatissima e davvero gentile ci ha portato nei meandri della storia di questo luogo e delle sue collezioni di arazzi e dipinti, compreso un toccante volto di Cristo a firma Antonello da Messina. 










Un breve riposo per agghindarci con qualcosa di rosso e presenziare alla cena di gala con un mattatore chef d'eccezione, Cesare Marretta, volto presenzialista alla Prova del Cuoco e ristoratore che, mentre cucinava in diretta per parecchie persone, ci illustrava i singoli passaggi propedeutici alla realizzazione del piatto. Cinque portate deliziose. Ingredienti di livello. Compagnia ottima. Danze sfrenate come piace a me. La serata perfetta.  

Ultimo giorno dedicato all’approfondimento cosmetologico da parte della Camorak, la realizzazione in diretta di una crema profumatissima di salute, un balsamo che ha accompagnato un trattamento di bellezza per ognuno dei partecipanti…torniamo alla realtà, è il momento di rientrare. Con il sorriso. Grazie a chi ha reso possibile tutto ciò.




Grazie ad Alessandra, a Laura Spaggiari abile regista che tirava le fila della fitta scaletta, ad Andrea Borghi e Giovanni Burigazzi che hanno ridato vita a questo luogo, la Fabbrica 54, già prenotato per un sacco di eventi e saranno un successo. Alla prossima. 

giovedì 16 aprile 2015

Identità Golose...emozioni in diretta ..incontri ravvicinati con la cucina dei grandi chefs!


E così si è conclusa l'undicesima edizione di Identità Golose, congresso internazionale degli chef che si tiene ogni anno a Milano e ne coinvolge il gotha mondiale. Il tema di quest'anno, "Una sana intelligenza" da un lato e' in linea con quanto tracciato nelle precedenti edizioni dall'altro sicuramente anticipa parte delle tematiche che ci vedranno coinvolti all'expo che si terrà a Milano tra un paio di mesi. Come dice l'ideatore di Identità, Paolo Marchi, "L'intelligenza sta tutta nella capacità di star golosamente bene mangiando salute " una sintesi perfetta. Anche l'edizione 2015 ha riunito i più grandi cuochi italiani e stranieri in un tourbillon di interventi e show cooking davvero impressionante. Alcuni chefs , ammettiamolo, ormai sono vere celebrità che con le loro apparizioni televisive hanno davvero influenzato il modo di concepire anche quotidianamente la preparazione di un pasto. Oggi anche la casalinga abituata a predisporre un pasto per ciurme di familiari affamati cade nella trappola dell'impiattamento e del dover presentare un piatto bello, da mangiare con gli occhi oltre che da gustare con gli altri sensi. A questo hanno contribuito le numerose trasmissioni televisive e mediatiche aventi a tema il food e certamente gli innumerevoli eventi legate a tale ambito. Ora i cuochi hanno un altro compito proprio in virtù del loro potere mediatico: ora devono comunicare anche salute, sia essa nel piatto grazie alla ricerca di ingredienti di stagione ad esempio sia essa volta a nutrire e preservare il nostro pianeta. Devono convincere il pubblico che una cottura prolungata rischia di alterare le proprietà degli alimenti e distruggerne principi attivi nutrizionali. Che passare da un periodo da onnivori a uno da vegetariani o vegani non significa nutrirsi con piatti tristi da dieta estrema, mangiare sano non e' punitivo!
Fatte tali premesse devo ammettere che a scrivere di Identità Golose narrando i vari interventi degli chef o contemplando singolarmente i vari argomenti trattati, il rischio di cadere nel tranello della retorica o della ennesima ripetizione in stile copia incolla di quanto già scritto da altri e dall'ufficio stampa dell'evento stesso e' davvero alto. Ecco perché, per evitare di farmi influenzare nella stesura del mio scritto, ho deciso di non leggere nulla di quello che chi mi ha preceduto ha già pubblicato on line ma di partire dalle mie emozioni ovvero da tutto ciò che mi ha colpito e impressionato o commosso di questa edizione.
Essendo la terza volta che partecipavo diciamo che gli attacchi da selfie compulsivo con gli chef incontrati e l' emozione nell'intrattenersi con loro in una conversazione non sono così forti da farmi perdere gli interventi che si svolgono nelle varie sale. Certo in questi casi il dono dell'ubiquità sarebbe fantastico perché risulta davvero difficile destreggiarsi tra i numerosi interventi in ognuna delle sale della fiera. Se decidete di partecipare ricordatevi sempre di scaricare con largo anticipo il programma e di tracciare una personale scaletta delle priorità. E' impossibile seguire tutto e soprattutto c'è sempre l'imprevisto, persone da salutare e foto assolutamente da scattare. Questo mi porta a spendere due parole sulle ormai famose famigerate food bloggers che invadono gli spazi del MiCo. In un evento dove molti partecipano anche per incontrare, per farsi vedere, per farsi fotografare, intervistare e per scambiarsi contatti e apparire, le food bloggers danno quel tocco di glamour che non guasta mai. Sono fashion food bloggers nella gran parte dei casi. Come facciano ad essere quasi tutte magre, considerando il numero folle di assaggi cui sono sottoposte, e' un mistero peraltro non meno inspiegabile di come queste stacanoviste del post riescano a correre da un punto all'altro a caccia di foto su tacchi da sfilata e spesso in look da red carpet e a rifugiarsi in sala stampa per poi produrre in pochi minuti recensioni, foto ritoccate e commenti da postare su ogni genere di social. Le food bloggers sono forze della natura.
Un piattino di prelibatezze e un bicchiere di ottimo vino in mano non mancano mai a Identità Golose. Se pensate di assaggiare tutto quanto vi viene proposto beh digiunate almeno tre giorni prima. Anche perché è tutto favoloso e appetitoso e quasi certamente prodotto dalla mano di un top chef e magari prima di riassaggiare simili rarità passa un po' di tempo. Quest'anno alle dieci del mattino assistevo alla semifinale in cui si sfidavano dieci giovanissimi chef per il talent San Pellegrino di fronte ad una super giuria stellata e avrei dovuto assaggiare ben dieci piatti essendo nel parterre ..il baccalà la mattina per quanto cucinato bene può risultare indigesto! Invece vi racconto dell'emozione e dei visi puliti di questi ragazzi che mi hanno commosso così come i loro abbracci alle fidanzate e ai familiari mentre attendevano il verdetto. In giuria che nomi!! Dalla Bowerman a Cedroni, Cerea, Oldani, Iaccarino, Cracco. E questi giovani volti che inseguono il loro sogno e non temono di sacrificarsi e di rinunciare sicuramente a tanto per rincorrerlo. Bravi un applauso commosso di fronte alle loro lacrime e anche a quelle della bravissima e competente oltre che a me personalmente molto simpatica conduttrice, Francesca Romana Barberini noto volto del Gambero Rosso Channel.
Beh mi sono commossa anche tuffandomi in un mare di praline e di assaggi cioccolatosi mentre volavo da uno stand all' altro per incontrarmi con varie amiche.
Mi ha emozionato anzi direi turbato incontrare dal vivo per la prima volta un personaggio la cui mamma era amica della mia un po' di anni orsono, un mio conterraneo in verità dai modi un po' spigolosi ma davvero un grande Massimo Bottura pluristellato e pluriincoronato chef dell'Osteria Francescana di Modena. I suoi interventi nei tre giorni di Identità hanno generato code pazzesche all'entrata delle sale dove si esibiva coi suoi piatti perché assistere in prima persona alle sue lezioni e' davvero esaltante. Sia che si tratti di lezioni di vita quotidiana volte al recupero di quanto viene generalmente scartato perché "Si butta troppa roba”, dice, “e ci vuole un gesto di umiltà e di generosità”. Così con le bucce di patate e pastinaca si ottengono ottimi passatelli da fare in brodo, dopo averle essiccate e unite all' impasto e pure affumicate per insaporire il brodo stesso. Con le banane mature quasi marce si ottiene un inverosimile gelato, lui lo chiama pesto di cemento da aromatizzare con habanero tostato e distillato di banana sino ad arrivare alla creazione di un dolce con le briciole di pane raffermo fatte caramellare e croccantare nello zucchero. Certo a noi paiono follie forse..ma tra un po' riprenderò anche il tema della follia vedrete.
Lo stesso Bottura chiude con il suo intervento a Identità di Pasta la tre giorni di Identità Golose sperimentando meraviglie per il palato, il mio in questo caso.
Un trittico di primi piatti come dei ravioli in brodo di alzavola ripieni di anguilla cotta sottovuoto nella sua gelatina, una volta eliminatane la parte grassa. Ecco questi non sono riuscita ad addentarli..l'anguilla mi crea qualche problema lo ammetto pur essendo cresciuta tra i fossi della campagna modenese. Apprezzo invece gli spaghetti cotti in un 'acqua di basilico, con una leggera crema al parmigiano e pinoli, insomma degli spaghetti al pesto senza pesto un volo pindarico riuscitissimo. Per terminare con uno spaghetto mascherato da lasagna ottenuto dopo aver cotto e frullato gli spaghetti stessi e averne colorato l'impasto con pomodoro, con parmigiano e biete sino ad avere una lasagna tricolore che verrà' fritta e servita con un ragout battuto al coltello e una crema di parmigiano deliziosa. Anche una tradizionalista emiliana come me ammette che questa lasagna ha un perché. Da standing ovation.
A proposito di follia Viviana Varese apre il suo intervento che è anche una interessante lezione strategica sulla gestione di un ristorante con queste parole: " La creatività è uscire fuori dagli schemi. La follia è il mezzo per farlo”.  Una Viviana emozionata ma seria mentre illustra i fattori di successo della sua impresa e presenta la squadra che l'accompagna nella routine di gestione del suo ristorante Alice presso Eataly.
Una squadra che contempla anche una realizzatrice di sogni..ecco mentre Viviana illustra i suoi piatti dai nomi romanzeschi e Disneyani, tipo il Cappellaio Matto un cous cous di spaghetti, che in realtà sono frutto di innumerevoli preparazioni prima di arrivare al risultato finale e sono pertanto tutto fuorché semplici nonostante i fantasiosi nomi, il pubblico e' muto e attento e curioso di assaggiare questi quadri colorati, i suoi piatti, peraltro quasi tutti senza glutine anche perché "una cucina sempre più sana e' il futuro dell'alta ristorazione" come afferma Viviana. I suoi gnocchi colorati, 6 colori e sei diverse preparazioni, piatto intitolato Follia, sono più fotografati di un attore famoso. E lei gentilmente ci omaggia pure di un flaconcino contenente un mix di 7 tipi di pepe che sono la base della sua acqua al cacio, il fondo degli gnocchetti colorati. Per non parlare delle tagliatelle di Cicerone, rigorosamente gluten free, con farina di ceci e un tripudio di sapori nel condimento, dalla cipolla cotta a bassa temperatura al baccalà. Insomma avrete capito che il pomeriggio chiusa a Identità di pasta mi ha lasciato estasiata e un bel due kg di ricordi sulla pancia... Anche se l'alternativa in contemporanea era un susseguirsi di lezioni sui dolci! Perché non è finita. Vi lascio con un altro grande intrattenitore nonostante fosse influenzato, Davide Scabin del Combal Zero di Rivoli che ci lascia increduli preparando una matriciana perfetta in pentola a pressione risparmiando tempo, sale - noi italiani ne usiamo 4 volte di troppo- , e soprattutto acqua. Con una tale cottura si utilizza l'82% di acqua in meno che moltiplicato per il consumo pro capite italiano di pasta l'anno ci porterebbe a risparmiare ben 17 miliardi di litri d'acqua..scettici? Provateci, era eccezionale. Come Scabin invita gli italiani a ri-credere nel loro gusto e ai ristoranti anche di fascia bassa di emozionare i clienti col cibo, un altro grande chef americano, Mr Tony Mantuano da Chicago, ci ricorda che noi italiani dobbiamo aver cura dei nostri prodotti eccellenti e unici, dobbiamo preservare il buon nome del nostro cibo che e' fonte di parte della nostra ricchezza e non permettere che venga malamente imitato. Non ho citato molti altri momenti o interventi, sarebbe troppo lunga. Alla prossima. E' una promessa.