mercoledì 11 novembre 2015

Tra antiche dimore, castelli e risaie. La Lomellina

L’assurdità di avere a pochi km da casa certe meraviglie paesaggistiche ed architettoniche e non averle praticamente mai visitate..ecco questo ho provato una manciata di giorni fa mentre incedevo nella scenografica piazza Ducale di Vigevano, pronta ad immergermi nei racconti sulla famiglia Sforza che alla fine del 1400 ha voluto questo trionfale ingresso che anticipasse le ricchezze che gli ospiti avrebbero poi visto nella residenza, il Castello visconteo-sforzesco. Una piazza rettangolare con tre lati porticati dominata dalla cattedrale di Sant’Ambrogio di epoca rinascimentale ma dalla facciata barocca, che fu aggiunta per volontà di un vescovo architetto in un secondo momento al fine di renderla maggiormente simmetrica rispetto la planimetria della piazza stessa. 


La leggenda narra di una botola al centro di questa imponente piazza,
dalla quale partono i cunicoli delle cantine del castello, che fu originata dall’impennata del fido cavallo di Ludovico Sforza mentre cercava invano il caro padrone percorrendo quella che all’epoca era la rampa per il castello. Castello che rappresentava la residenza privata della famigliamilanese degli Sforza, dove ospitare ed intrattenere amici con giochi, danze e battute di caccia, e che oltre all’edificio principale, si districa tra antiche scuderie, un elegante loggiato dove si praticava l’arte della Falconeria, un dedalo di corridoi e consunti gradini che traghettano in stanze dove ancora si respirano i fasti del suo vissuto, sino ad arrampicarsi in cima alla suggestiva Torre del Bramante, dalla quale lo sguardo si perde oltre i tetti e la piazza sino ai boschi del Parco del Ticino.







In una delle stanze del castello scopro l’interessante ed affascinante Museo della Calzatura, che ripercorre, da una pianella del 1495 appartenuta a Beatrice d’Este, moglie di Federico Sforza, già molto trendy e antesignana del sabot con zeppa che tuttora furoreggia sulle passerelle, sino alle superstilose scarpe dei piu famosi fashion designer odierni, comprese le scarpe della nota Carrie Bradshawdi Sex and the city, la felice parabola economica dell’industria calzaturiera di Vigevano, polo di riferimento mondiale del settore.


Da qui riparto per immergermi nelle risaie, non senza ripromettermi di tornare quanto prima per una visita a un paio di graziosi caffe con pasticceria e panificio annesso.
Una nebbiolina che non si vuole alzare conferisce un aspetto evanescente a questi campi dove lo sguardo si perde all’orizzonte. Arrivo a Olevano di Lomellina.  



Alla Tenuta San Giovanni, a bordo di una bicicletta, io e i miei compagni di viaggio, immersi in un silenzio assordante rotto solo dal verso di qualche ibis in lontananza, solchiamo parte dei 30 ettari di risaia completamente biologica mentre l’artefice di tutto ciò, una entusiasta Cristiana Sartori, ci racconta di come sia possibile ottenere un riso bio e diventare un punto di riferimento per i produttori e sperimentatori mondiali in questo settore, tanto da averli recentemente riuniti alla scoperta della sua tenuta.
L’utilizzo di compost vegetali come concime al posto del letame, lo studio di un sistema di rotazioni quinquennali con orzo, soia, leguminose, al fine di migliorare la struttura del suolo, le numerose strigliature (lei ne fa ben 7 e pertanto deve piantare più riso perchè durante le strigliature una parte viene purtroppo persa) per ripulire i campi da piante infestanti, l’utilizzo delle carpe, dopo l’allagamento dei campi, ghiotte di graziose foglie in verità pericolose per il riso, permettono di ottenere un carnaroli bio davvero notevole oltre ad un riso nero di Lomellina che ovviamente assaggio.


Infatti la Tenuta, elegante casa di campagna, restaurata per dar vita ad una location per convegni, eventi e cerimonie, offre all’interno un caldo e accogliente ristorante. Qui, intorno ai fornelli, in cucina con lo chef Angelo che ci svela un po’ dei suoi segreti, 
assistiamo alla preparazione di un coloratissimo mix di verdure dell’orto da accompagnare al riso nero e a foglie di basilico fritte, di un fumante risotto dove il fiore di zucca viene proposto in tre sfumature, brasato, fritto e ripieno al forno, e di una dolcissima panna cotta con petali di rosa rugosa perfettamente caramellati in succo di arancia …una bontà mescolata a profumi incredibili.








Ma il tempo passa e dobbiamo recarci prima del tramonto al Castello di Sartirana, uno dei più grandi della Lomellina, risalente alla fine del XIV secolo. 






Qui con gli occhi sbarrati dallo stupore scopro che, in quanto sede dal 1993 della Fondazione Sartirana Arte, si susseguono pezzi incredibili, collezioni di ceramica, vetro di Murano, pittura (compreso un Fontana), arredamento d’interni, e soprattutto tanti tantissimi meravigliosi abiti. Creazioni uniche di stilisti senza tempo, appartenuti a dive del cinema e muse. Da Valentino a Ferrè a Ferragamo a Versace a…credevo di impazzire. Avrei voluto indossarli tutti…pezzi unici che il dottor Forni, presidente della Fondazione, ci ha mostrato con passione. Come lo capisco. Avrei ascoltato per ore i suoi aneddoti e racconti. 





Accanto al castello, incrociando un meraviglioso parco interno, entriamo nella antica Pila, un tempo magazzino di stoccaggio del riso in virtù di un microclima unico che ne manteneva costante la temperatura in assenza di umidità grazie ad un sistema di sollevamento del pavimento di queste stanze, il cui nome deriva dalla pilatura ovvero pulizia del riso, le cui volte sono una fucina di attività legate al mondo dell’arte. Oltre a mostre sull’antiquariato, a convegni medici e incontri musicali, infatti qui ogni anno in settembre si tiene una esposizione internazionale di arti tessili oltre ad una Mostra Permanente sul designer e stilista Ken Scott.  




La sera ormai è alle porte e io, insieme ai miei compagni di viaggio, rientro verso casa. Ho con me appunti e foto, nuove conoscenze e un rinnovato amore per queste campagne, per questi scorci, per le meraviglie del luogo.

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