domenica 27 ottobre 2019

Passeggiare per vigneti sotto il sole della Sicilia, visitare le cantine di Marco De Bartoli a Marsala e Pantelleria

Gli occhi di Josephine, detta Gipi, l’ultima nata di casa De Bartoli, si illuminano mentre intrattiene i visitatori nelle cantine di proprietà della sua famiglia e illustra loro la nascita delle stesse per volontà del papà Marco, che spinto da indescrivibile passione ha saputo imprimere la propria personalità nella sua vigna e nei suoi vini ovviamente.


Ci troviamo in Sicilia ed è qui che Marco de Bartoli fortemente radicato nelle tradizioni della viticultura del suo territorio e utilizzando vitigni autoctoni in particolare il grillo, presente in Sicilia da metà Ottocento e base del classico Marsala, e lo Zibibbo, da cui si ricava il celebre moscato passito di Pantelleria, ha dato vita ad eccellenze indescrivibili.
 
Quando nel 1978 fondo’ a Marsala l’azienda, il contesto vinicolo locale era molto difficile: il Marsala era solo da taglio e di tipo industriale e per salvare l’immagine di un’azienda vinicola e di una doc era necessario in maniera molto coraggiosa tornare alle origini ovvero alla vigna di livello e sperimentare coraggiosamente, complice il ritrovamento nel baglio di famiglia di botti di vino ossidato ad alta gradazione naturale, un Marsala privo di alcol aggiunto. Ne uscì l’incredibile Vecchio Samperi che prende il nome proprio dall’omonima contrada nell’entroterra marsalese, arida terra calcarea ricca di minerali, che profuma di gigli selvatici che crescono sulle dune di sabbia circostanti e di mare mediterraneo. Vigne di mare che assorbono il sale dall’aria e dal terreno, che godono di inverni miti e tiepidi ed estati calde e ventilate, profumi che senti già nel mosto d’uva. Per la produzione del Vecchio Samperi viene utilizzato un sistema di “travasi” di piccole percentuali di vino di fresca produzione in botti contenenti vini già invecchiati che permette di creare un’armoniosa mescolanza di annate diverse, dal gusto unico e inimitabile, invecchiamento col metodo soleras per un vino color oro, pienamente ossidato eppur privo di alcool aggiunto, perfetto da bere a 20 gradi, che esiste pure in versione 30 e 40 anni, quest’ultimo per pochi privilegiati.

Una scelta considerata folle all’epoca che si rivela invece una esperienza mistica per il palato e vincente tanto da ispirare anche un Marsala superiore riserva da invecchiamento, vero oro liquido, addizionato solo di mistella, ottenuta dalla miscela di mosto fresco da uve Grillo e acquavite, affinato in botti di rovere.
Nel 1990 è la volta del Grappoli del Grillo, primo vino bianco a base di uve Grillo in purezza, in grado di conferire grande struttura, corpo, complessità e longevità. 

Non accade sovente che i figli di colui che ha avviato un progetto imprenditoriale, figli che in questi vigneti ci vivono e lavorano, che ne conoscono ogni dettaglio sin da quando piccolini accompagnavano papà tra le viti, siano capaci non solo di continuarne le gesta ma altresì di apportare le loro peculiarità caratteriali in quel progetto tanto da potenziarlo. In perenne equilibrio tra tradizione ed innovazione ed occupandosi personalmente di ogni dettaglio i tre figli sono stati in grado di incrementare fatturato e produzione anche dopo la scomparsa di papà, peraltro in un settore, quale quello dei vini di altissima qualità e naturali, in costante crescita ma anche contrariato da forti spinte concorrenziali. Tutti i loro incredibili vini sono infatti naturali, privi di qualsiasi tipo di additivi e questo ne spiega le rese limitate: le uve vengono raccolte a mano, quindi poggiate su piccole cassette per non rovinare gli acini mentre il fogliame viene lasciato per proteggere le piante dal sole e dal vento che ne asciugherà naturalmente l’umidità che potrebbe rovinarle.


Gipi, l’unica femmina, inizialmente combattuta sulla sua presenza in azienda e in vigna ha finito per appassionarsene a tal punto da viverla a tutto tondo. In perenne viaggio tra la sede di Marsala e quella di Pantelleria, porta avanti la filosofia di papà, ispirata ad una cultura del vino che va oltre il mero fatturato e ad un serissimo lavoro di vigna. Il 1984 segna l’inizio della avventura pantesca. Qui, nella contrada che gli da il nome, nasce il Bukkuram, dall’arabo padre della vigna, voluto per rivalutare la DOC del Passito, un incredibile nettare vinificato da zibibbo secco, il tipico alberello basso vulcanico di Pantelleria, pratica agricola dichiarata Patrimonio dell’Unesco nel 2014, che genera preziosi grappoli: solo i più maturi verranno poggiati su stuoie di paglia e girati a mano per farli disidratare naturalmente grazie alle condizioni climatiche isolane al fine di creare un prodotto tradizionale ed eccezionale, Segue un affinamento di almeno 30 mesi in barrique da 225 l di rovere francese non nuove e 6 mesi in acciaio..
attesa ripagata nell’istante in cui il palato assaggia questo Nettare degli Dei. Gipi, donna elegante dai modi molto pacati e dotata di grazia innata, accompagna il visitatore curioso tra le sue vigne e le botti disposte a piramide, tra preziose bottiglie vestite dalla polvere degli anni, e lo coinvolge nella sua narrazione e spiegazione dettagliata di ogni blend. E se a Pantelleria l’enoturismo si anima solo per due mesi e mezzo, a Marsala giungono palati fini praticamente tutto l’anno, desiderosi di percepire i profumi nascosti in ogni calice di questi nettari pregiati.
Arrivano da ogni dove: basti pensare che il 35% del loro fatturato e’ estero, soprattutto Giappone, USA e nord Europa. In Italia sono presenti in ristoranti e nel segmento HORECA, oltre che in selezionate enoteche. Che sia Samperi o Pantelleria, un viaggio da mettere in agenda. 

www.marcodebartoli.com


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