mercoledì 30 maggio 2018

il Giardino all'Italiana e l'Abbazia La Cervara a Santa Margherita ligure...un luogo incantato

Anni or sono, durante una delle mie corse di trekking mattutino sul pittoresco litorale che da Santa Margherita Ligure conduce a Portofino, notai un indaffarato andirivieni di persone e mezzi vari all’altezza dell’ultima curva appena prima dello scoglio che porta a Paraggi…la corsa ti permette di osservare, di annotare mentalmente dettagli e soprattutto di cogliere a 360 gradi quanto ti circonda. Da persona curiosa, quale sono, inforcai la ripida salita che conduceva ad una sorta di rudere a picco sul mare.  Celandomi dietro ad una cancellata, scoprii che stavano ristrutturando un grande complesso architettonico: l’Abbazia della Cervara, comprensiva di una chiesa sconsacrata, un chiostro cinquecentesco, la torre saracena innalzata intorno al 1500 per monitorare arrivi nemici, il corpo principale dell'edificio e uno splendido giardino all'italiana.



Dominante sul mare (che assume in questo punto colori davvero impressionanti, dal turchese al blu cobalto, e che a pochi metri di distanza nasconde un ricco parco marino) e posata sul monte, che qui pare innalzarsi dai flutti, si trova questa antica abbazia, costruita secoli fa, intorno al 1300, eppure riuscita a salvarsi dalle frequenti incursioni piratesche proprio grazie all’elevata posizione. Innumerevoli vicissitudini hanno interessato questo affascinante luogo; il susseguirsi di numerosi proprietari, pur avendone modificato e restaurato nel corso dei decenni stanze e decorazioni, ne hanno purtroppo permesso saccheggi e devastazioni.
 Mi raccontano che, dopo almeno una decina di anni dalla sua messa in vendita, alla fine degli anni ’90, l’attuale proprietario la visitò una domenica delle Palme in cui il cielo era grigio e colmo di pioggia come solo il Tigullio sa regalare e sostanzialmente vidun rudere in pessime condizioni, abbandonato alla salsedine e alle intemperie. Unatmosfera cupa paradossalmente raggiunse il suo animo. Egli ne rimase catturato…come nelle reti dei pescatori che stanno sul mare sottostante. Decise di acquistare il tutto e fu un colpo di fulmine a lieto fine. Una persona che nulla sapeva di giardini e ristrutturazioni volle fortemente entrare nello spirito di quel luogo abbandonato, con una passione che vide un crescendo col trascorrere del tempo. L’abbazia ed il giardino vennero così salvati in extremis da investitori, che ne volevano urgentemente fare un proficuo sito immobiliare I luoghi riassunsero piano piano, con tutta la cura e la dedizione del caso, la loro connotazione di intimità, capace di regalare segreti e trasmettere per osmosi sensazioni, profumi ed emozioni. La bellezza dell’ambiente certamente riceve linfa dal meraviglioso giardino all’italiana su due livelli che occupa gran parte della proprietàe che tuttora risulta essere l’unico dell’intera Liguria, parte dell’associazione dei Grandi Giardini Italiani e deLigurian Gardens
Personalmente rimango affascinata nella graduale conoscenza di quante difficoltà abbiano caratterizzato la riuscita di questo progetto e dall’amore scaturito in colui che lo ha fortemente voluto, persona che prima di intraprendere questa avventura viveva per il suo lavoro e non si dedicava certamente alla ristrutturazione di giardini, soprattutto così complessicome quelli denominati all’italiana: essi sono di origine rinascimentale e per tradizione devono rispondere architettonicamente a tutta una serie di regole precise nella distribuzione di specie vegetali in spazi rigorosamente definiti da virtuali parabole geometriche e matematiche. Al momento dell’acquisto l’insieme degli edifici e spazi risultarono infatti defraudati da tutti gli arredi storici, venduti dai precedenti proprietari. Inoltre non esisteva un archivio storico in grado di tracciare come il verde fosse distribuito in passato, sin dalla sua creazione al tempo in cui la proprietà era del Marchese Durazzo. La trasformazione successiva fu ad opera dei monaci che lo trasformarono in semplice orto, sino quando, intorno al 1930, una famiglia di Biella ne fece la propria villa padronale e ne sconvolse la fisionomia generale. L’attuale proprietario, trovatosi con una struttura intonacata di bianco, un chiostro e qualche palma, decise di intraprendere un viaggio nella storia per ristrutturare la meraviglia di un tempo. Alcune facciate della sala capitolare ancora sono connotate dai toni bianchi di calce e dai segni delle vecchie picozze utilizzate nella pittura monocolore, mentre altre hanno progressivamente restituito al loro splendore, sotto la sapente guida della restauratrice Pinin Brambilla Barcilon (direttrice del restauro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e del Centro per la Conservazione e il restauro della Venaria) i decori tipici di epoca seicentesca. Vecchie foto ingiallite e consunte dal tempo fortunatamente ritrovate hanno rivelato le forme degli antichi vasi di marmo e di terracotta che accoglievano diverse piante all’epoca dei monaci e ne hanno permesso la fedele plasmatura da parte di artigiani dell’Impruneta. Oggi tali vasi, marchiati con il nome dell’Abbazia, accolgono lussureggianti e colorate piante di agrumi, dal cedro pane al limone, dal bergamotto al raro chinotto, al pompelmo e al kumquat. Numerose profumate erbe aromatiche, tuttora utilizzate in cucina durante gli eventi che qui si susseguono,decorano la parte retrostante l’abbazia, rivolta verso il monte: è il cosiddetto Giardino dei Semplicitradizionale orto in cui i monaci, fin dal medioevo, coltivavano i "semplici", piante officinali e varietà vegetali con virtù medicamentose. 
L’imminente affacciarsi di tiepide temperature primaverili regalerà a breve uno spettacolo unico, capace di coinvolgere appieno i sensi di chi si immergerà nella magia di questo luogo, laddove il cielo si congiunge mirabilmente con le tonalità del mare e ci si sente i protagonisti di un quadro di altri tempi. E’ un contrasto di tonalità differenti di verde, perché il regista di questa rinascita ha così voluto, nonostante qui sia davvero difficile ottenere un tappeto erboso a causa della salsedine che ne impedisce la crescita
La linearità e semplicità dei prati e delle siepi di bosso vi condurrà ad occhi chiusi ad un eden profumato di lilla e ad un maestoso e rigoglioso glicine, ormai protagonista di visite da parte di appassionati di giardini nei primi giorni di aprile quando inizieranno a sbocciare i suoi fioriDecenni orsono proprio le ultracentenarie piante originali di glicine avevano distrutto le preesistenti strutture che dovevano sorreggerle; così l’attuale proprietario, al momento di ripristinare il giardino, ha deciso di mantenerne le radici e intrecciare le piante ad una nuova struttura ad ombrello che sostituisse le vecchie colonne sbriciolatesi per il peso e l’invadenza del rampicante. Con l’ausilio di una vera e propria gru, attorno ad un pilastro centrale da cui oggi partono sartie da pescatore che fanno da struttura, sollevò e ricollocò i preziosi rami che fioriranno a breve e meritano assolutamente una visita. La favola narra che qualche anno orsono, catturata da cotanta bellezza, una ragazza chiese di poter organizzare la propria festa di matrimonio propriosotto quel glicine e da lì iniziarono le operazioni di recupero delle piante, oltre che la consuetudine di destinare ad eventi di privati la beltà del luogo.
Intorno al giardino e all'edificio principale, terrazze e giardini si alternano ma nella parte superiore degli stessi spiccano colonne interamente ricoperte di gelsomino che a giugno fiorisce meravigliosamente avvolgendo l’ambiente circostanze del suo intenso profumo. Circa dieci anni fa, nel mese di agosto, un grave temporale e nubifragio devastò le 50 colonne che ora ospitano il gelsomino ma che al tempo erano semplicemente culla di bouganville posizionata nella cavità superiore delle stesse. La forza distruttiva dell’evento naturale le fece crollare tutte e il proprietario, lontanissimo dalla sua amata Cervara e impossibilitato a rientrare anticipatamente dal luogo dove si trovava, appena vide lo scempio decise l’immediato ripristino, conservando ove possibile i mattoni originari mescolati a malta per ricostruirle nella maniera più simile al disegno preesistenteDa allora le colonne sono state vestite con i bianchi gelsomini. Un crescendo di amore per il verde e il giardino continua e si rispecchia nella cura di piante rare, come il cappero rosa e l’albero del pepe e nelle nicchie di fioriture eccezionali di rose, ortensie e camelie, nell’incontro con innumerevoli piante da bosco mediterraneo e specie animale che ogni tanto fanno capolino nell’intersecarsi di vegetazione. Quando la passione prende il sopravvento su tutto e diventa puro amore, il mondo esterno incontra quello interiore e cattura stati d’animo intrecciandosi. Questo è alla base di una scelta che da semplice passatempo diventa scopo e vita: una favola che trascende il tempo e lascia una traccia di séL’architettura di un paesaggio riesce a riportare a nuova vita antiche dimore e luoghi modificandone la destinazione e il colpo d’occhio. 
Io ora non corro più, ma cammino e il mio sguardo si perde in alto in un vortice di profumo di fiori.
E’ possibile visitare il luogo su prenotazione o organizzare eventi privati.   

www.lacervara.it

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