lunedì 23 aprile 2018

Al TOC: un market e un ristorante a Magenta. Un format che mi piace...materie prime selezionate e una cucina dove te le preparano all'istante..perfetto per grandi e piccini

Ogni volta che i concorrenti di Masterchef si recano nella famosa dispensa io rimango estasiata e sogno una incursione in un tale Eden, un luogo dove trovare cibo fresco e selezionato in base a parametri come il tipo di coltivazione, di alimentazione e stile di vita se si tratta di cibo animale, di sofisticazione e tecnica di preparazione se ci riferiamo ad un prodotto finito. Ecco io questa emozione l’ho sentita entrando per la prima volta al TOC.
Vai per mangiare un boccone con gli amici o la famiglia ed esci carico di sporte straripanti di prelibatezze spesso davvero rare da trovare altrove oltre che di consigli su come trattare certe materie prime o abbinare alcuni alimenti. La meraviglia ormai a noi inconsueta di poter fare la spesa spaziando da frutta e verdura fresca, sino a confetture di ogni genere, yogurt artigianali dalla Valle D’Aosta, etichette di vini selezionati, da pasto e fine pasto - come il limoncello dal packaging pop art- , carne, salumi, piatti pronti, formaggi, pasta fresca e molto altro come in un tradizionale punto vendita della grande distribuzione ma assistiti dalla competenza e pazienza di bottegai in grado di consigliarti i tagli di carne più adatti per le tue ricette o addirittura di insegnarti come cuocere al meglio un bollito o un brasato, o ancora come abbinare certi formaggi, che io onestamente non avevo mai visto, con le opportune creme e salse o vino a seconda dell’occasione.




Ora forse penserete che il conto finale possa includere tutto questo valore aggiunto ed essere fuori budget familiare e invece vi sbagliate. Da vera casalinga con tre figli sempre affamati vi posso garantire che i prezzi sono in linea con qualsiasi altro negozio anzi in certi casi inferiori a quelli del super. Oltretutto per l’acquisto di prodotti che arrivano appunto da fornitori selezionati che fanno della “filiera corta” , della sostenibilità e dell’essere localizzati in aree naturisticamente protette e incontaminate lontane dalla urbanizzazione selvaggia come il Parco del Ticino e altre zone italiane, il loro punto di forza. Infatti Al TOC è un progetto nato dalla collaborazione tra un gruppo di imprenditori riunitesi sotto il nome di “Quattro quarti” , 4 soci appunto, con lo scopo di promuovere una nuova idea di commercio alimentare basato sui punti di cui sopra, un patto stretto tra la Società Agricola Marchesina, attiva da oltre 50 anni nel settore agro-zootecnico, la Chiodini Snc, specializzata in macellazione e commercio carni, l’esperienza nel settore dei fratelli Sissi e Pietro Franceschelli e l’alimentari Valleticino di Fabio Benzo , tutti vicini di casa o quasi, con lo scopo comune di creare una nuova rete di valore tra produttore e consumatore, portando forte innovazione nel settore agroalimentare e una valorizzazione del prodotto “carne”, dalla terra alla tavola. In effetti “Al Toc” è nato poco tempo fa come ristorante il cui prodotto di punta era la carne, nelle sue innumerevoli varietà, genuina e praticamente scelta al banco quindi cucinata al momento. In seguito il concept si è allargato con il market mentre a giorni verrà inaugurato un nuovo reparto dedicato ai soli prodotti del territorio circostante. Noto che alcuni dei prodotti in assortimento sono davvero ad impatto ambientale zero, privi di packaging ed imballaggio. Il mio sguardo viene catturato da ravioli freschissimi dai molteplici ripieni, da un parmigiano di vacche alpine invecchiato 48 mesi, una rarità, dal paierone che non conoscevo, un formaggio impellicciato con il fieno e ancora dal pecorino vincitore degli ultimi 6 campionati mondiali stagionato nelle grotte di Roccalbegna..tome alla vinaccia e rari gorgonzola stagionati su assi di legno, erborinato allo zafferano, aromatizzati al tartufo, fresca robiola con menta, la crema degli dei ( gorgonzola e champagne), un giallo erborinato inglese che deriva il suo colore dalle radici della pianta in esso contenuta e che scopro essere eccezionale se consumato con un bicchiere di Porto o di Whisky...insomma una vetrina di formaggi degna di una gioielleria nel quadrilatero della moda. Pazzesco! Ovviamente il tutto replicato nel banco macelleria e salumi!! Solo una fetta di mortadella di cinghiale con tartufo vale il viaggio!


Posso sceglierla nel menu del ristorante magari come antipasto in accompagnamento ad un ricco tagliere di altri salumi come quello che ho assaggiato, un carpaccio di bufala delicatissimo la mia scelta top! Qui la cucina è praticamente a vista e se inizialmente era curata dallo chef Davide Castoldi, figura che vanta diverse esperienze italiane ed internazionali, oggi è guidata da Roberto Micheli. Piatti della tradizione rivisitati, soprattutto i primi, sempre comunque con ingredienti e profumi di stagione. Passando ai secondi vedo passare i camerieri con tradizionali hamburger con pane fresco e tante verdure, succulente fiorentine, invitanti tomahawk, un taglio particolare di scottona che deve il nome all’ascia da guerra degli indiani, e costate (per le quali ogni cameriere ha una lista delle pezzature disponibili).
Per cominciare mi propongono come antipasto taglieri di salumi e formaggi accompagnati da una crema al mandarino e marmellata di cipolla rossa, oltre ad un delicatissimo tris di tartare, dalla classica a quella di vitello con pomodorini canditi a quella di manzo con chips di patate viola e una soffice mousse di bufala.
Un trionfo di colorate verdure fresche alla griglia accompagna la carne Tomahawk posata su una pentola rovente per mantenerla alla giusta temperatura ma ammetto di aver ceduto ampiamente alle patatine fritte, preparate al momento con patate fresche, perfettamente croccanti fuori e morbide dentro, ustionanti al palato come deve essere per un fritto fatto bene!



Dolci freschi per chiudere in bellezza.. da tornarci presto.
Magari il martedì sera, dedicato alla scorpacciata di carne senza ritegno!! Ahah..per fortuna qui è sempre aperto..e fuori dal caos cittadino.

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